L’utilizzo dell’olio di palma è uno dei temi caldi degli ultimi anni nel campo dell’alimentazione (è di solo un paio di settimane fa il convegno promosso dalla Ferrero sull’argomento), e di conseguenza si è visto un fiorire di prodotti senza olio di palma, ma anche di pubblicità a favore. Dove sta quindi la verità? Come sempre un po’ nel mezzo!
Quindi lasciamo da parte i facili allarmismi e concentriamoci sui fatti. Lo scopo di questo articolo è di esporre una serie di informazioni scientifiche (concentrandoci sugli aspetti nutrizionali, mentre tralascerò l’ecosostenibilità, che non è il mio campo); poi ognuno di voi potrà trarre le sue conclusioni.
Iniziamo da: che cos’è l’olio di palma?
L’olio di palma è, come tutti gli altri oli e grassi, una miscela di acidi grassi, presenti prevalentemente in forma di trigliceridi. La sua composizione chimica è la seguente:
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un’alta percentuale di acido palmitico (tra il 40 e il 50% circa), un acido grasso saturo;
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una quasi altrettanto alta percentuale di acido oleico (intorno al 40%), un acido grasso monoinsaturo;
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piccole concentrazioni di altri acidi grassi, tra cui l’acido linolenico (intorno al 10%), un acido grasso polinsaturo.
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Alto contenuto di acidi grassi saturi
Rispetto ad altri oli, come l’olio di oliva, l’olio di palma ha un elevato contenuto di acidi grassi saturi. Ora, non ho studiato in modo approfondito le informazioni presentate durante il convegno promosso dalla Ferrero, ma ho sempre saputo, ho sempre letto e quindi ho sempre insegnato ai miei studenti, che un elevato contenuto di acidi grassi saturi può causare un aumento del rischio cardiovascolare, e quindi del rischio di incorrere in malattie quali infarti o ictus. Su qualsiasi manuale di alimentazione, infatti, troverete riportato che è consigliabile non assumere una quota di calorie da acidi grassi saturi superiore al 10% (possibilmente anche meno).
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L’acido palmitico
Quello che sicuramente spicca nella composizione dell’olio di palma è l’alto contenuto di acido palmitico, un acido grasso saturo che nell’organismo viene trasformato in colesterolo e quindi va ad aumentare la possibilità che si formino suoi depositi all’interno dei vasi sanguigni (quella malattia comunemente nota come aterosclerosi).
Qualcuno ribatte che l’acido palmitico è presente in quantità elevate nel latte materno e quindi non può far male. Beh, anche questo è facilmente spiegabile. Il colesterolo è un importante costituente delle membrane cellulari, quindi in fase di crescita la sua presenza è fondamentale per il corretto accrescimento del bambino. Una volta terminata questa fase, però, il rischio è che se non serve per la produzione delle membrane, vada a depositarsi nei vasi sanguigni…
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Quindi non va assolutamente assunto?
1 comment
Concordo in pieno. Il solito discorso sta nelle esagerazioni. Tutto fa male anche quello che fa bene se ne abusi. Certo publicizzare e demonizzare solo quello che fa comodo al momento come dire esci dalla porta e rientri dalla finestra.
Bell’articolo e ben spiegato spero che sia molti quelli che lo leggeranno.
Buona serata ciaooo.